Era una notte tranquilla sui monti Sibillini, un posto incantevole in Umbria, quando improvvisamente mi sono svegliato. Era mezzanotte e mezza quando un desiderio irrefrenabile mi prese: dovevo partire immediatamente per festeggiare il compleanno di Alice, la mia seconda figlia che compiva 21 anni. Con Bonnie al mio fianco, che non capiva il mio improvviso impulso e saltava su e giù dal sedile del van, sapevo che dovevo raggiungere Verona per stare con le mie figlie, Alice e Gaia.
La strada era lunga, ma il pensiero di abbracciare Alice e Gaia mi riempiva di energia. Mentre attraversavo l'Italia, cantavo a squarciagola, la musica era la mia fedele compagna di viaggio. Arrivato a Bologna, la stanchezza iniziava a farsi sentire, ma non potevo fermarmi, volevo arrivare prima che Alice andasse all'università.
Finalmente, al casello di Verona, il mio telefono inizio a squillare. Era Alice. "Papà, cosa ci fai a Verona a quest'ora?" Erano le sette del mattino e il mio cuore sobbalzava. Cercai di negare, ma lei rise e disse: "Papi, vediamo sempre la tua posizione sul telefono!" Esplosi in una risata e le raccontai del mio piano di sorpresa per il suo compleanno. "Dai, papà, stasera festeggiamo insieme io, te e Gaia," mi disse. Il mio cuore si riempì di gioia.
Quella sera, mangiammo una pizza insieme e ridemmo fino alle lacrime mentre raccontavo loro le mie avventure in van. Dal vivere in libertà, evitando i campeggi, al trovare soluzioni creative per i bisogni fisiologici, ogni aneddoto le faceva piegare dal ridere. Alla fine della serata, mentre ci salutavamo, mi chiesero dove avrei dormito. "Sopra Fumane, nella Valpolicella," risposi. Le loro risate esplosero di nuovo, mentre io provavo una gioia profonda. Questa esperienza di vita in van mi aveva regalato momenti impagabili.
"Notte ragazze mie, vi voglio bene," dissi loro prima di partire. Il cuore colmo di amore e gratitudine, sapevo che quei momenti insieme erano i veri tesori della vita.
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